Intervento di Elisabetta Pani
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TESTO:
"La qualità e quantità dei servizi culturali e turistici della nostra città è carente, inadeguata, soprattutto rispetto alle potenzialità e aspettative, scoordinata e spesso purtroppo politicamente condizionata.
Da operatrice culturale e turistica
percepisco come scorretta a monte l'idea di dar vita a un evento che possa
analizzare contemporaneamente due aspetti così bisognosi di attenzioni particolareggiate
e individualizzate; oggi quindi parlerò di cultura, aspettandomi di poter
parlare, presto, di turismo, nell'ambito di un confronto specifico.
La cultura, infatti, non può essere
pensata a monte per soddisfare il turista, piuttosto può essere una
delle basi indispensabile per attrarre un turismo di qualità verso la
nostra città, ma un
turismo non del fine settimana,
superficiale e fugace, che si ferma 1-2 giorni, ma intelligente e preparato, più stanziale,
alla ricerca di esperienze culturali di qualità, che solo una cultura per la città e i suoi
cittadini potrà fornire.
I due nodi operativi fondamentali per
gli operatori culturali sono i luoghi
e i finanziamenti.
Chiediamo quindi riscontri precisi sul
Teatro Piccinni e sul Teatro Margherita, di cui si parla nelle linee
programmatiche in modo superficiale, in riferimento anche alla richiesta di
finanziamenti per la ristrutturazione fatta al Presidente del Consiglio tramite
il decreto "Sblocca Italia".
Ma Bari non ha solo Teatri storici da
ristrutturare, ha anche molti piccoli teatri chiusi per problemi di agibilità, da poter
riaprire con interventi di adeguamento che il Comune potrebbe aiutare a
intraprendere facilitando procedure burocratiche e concedendo piccoli
finanziamenti.
Molti cinema e teatri non hanno
chiuso negli ultimi anni per la tassa sugli immobili troppo alta ma, piuttosto,
per mancanza di autorizzazioni e
mancanza di pubblico, e quindi lo sconto minimo sull'IMU concesso a tali
immobili nell'ultimo Consiglio Comunale è una manovra che non servirà affatto alla
riapertura degli stessi. Gli immobili sedi di Teatri e cinema nella stragrande
maggioranza dei casi, non sono di proprietà degli operatori culturali che vi
operano…, quindi a
beneficiare di tale manovra non saranno gli operatori ma i proprietari.
Bari ha, inoltre, sale di pertinenza comunale, auditorium
all'interno delle sedi di alcuni Municipi, luoghi dei cittadini che con
investimenti non esorbitanti potrebbero diventare spazi per prove e per piccoli
spettacoli da mettere a disposizione delle numerosissime attività culturali
baresi. Aiutare l'apertura o riaperture di strutture vecchie e nuove, fornire gratuitamente a rotazione i luoghi
di proprietà comunale ad attività selezionate, sarebbe un contributo
importantissimo che in molti casi supererebbe l'importanza di un contributo
diretto in denaro, se si pensa che si va a suonare per esempio in sale
cinematografiche, hall di alberghi e altri luoghi non consoni.
Passiamo ai finanziamenti.
Ebbene, guardando l'ultima graduatoria
uscita per le attività culturali
baresi, si nota come ci sia una sorta di fossilizzazione dei finanziamenti
nella città di Bari,
come se a prendersi la fetta più grossa debbano essere sempre e per forza gli stessi per
una sorta di patto inscalfibile dal quale è impossibile venir fuori. Una nuova
entità che non
abbia decenni di pregresso o che non abbia una conoscenza diretta con la
politica si trova tagliata fuori dai grossi investimenti culturali.
Bisogna dire basta alla cultura
politicizzata e bisogna aprirsi a quelle
nuove realtà che spesso sono penalizzate dalla mancanza di un
pregresso.
Sarebbe opportuno che, finalmente, nella
individuazione delle entità da finanziare in modo diretto e/o indiretto, ci sia una
valutazione oggettiva da parte di commissioni di esperti non coinvolti da anni nelle attività culturali e politiche della Regione, esperti che possano
avere una visione oggettiva sia del pregresso, ma anche
delle proposte nuove e delle loro potenzialità per la crescita culturale di questa
città. Basta alla
cultura politicizzata.
Sarebbe importante aumentare la
possibilità di finanziamenti indiretti: fornire i
luoghi, concedere agevolazioni logistico/burocratiche, dare assistenza nel
reperire fondi europei, e, soprattutto, spingere l'incremento del pubblico,
rimborsando i biglietti a cittadini virtuosi. A cosa serve dare decine di
migliaia di euro a un evento visto da 30 persone? Bisogna finanziare la cultura
soprattutto riempiendo le sale e i teatri! I cittadini virtuosi che abbiano, ad
esempio, partecipato a un tot numero di spettacoli differenziati per genere
potrebbero avere diritto al rimborso dei biglietti da parte del comune oppure
ad agevolazioni di natura fiscale. In questo modo si aumenterebbe il pubblico
nelle sale e verrebbero premiati in automatico gli eventi qualitativamente più elevati
perché scelti da un
maggior numero di cittadini.
Ma come si può pensare di
riaprire e adeguare sale e teatri, di investire nella cultura, se si continua a
coprire i buchi di bilancio di una
Fondazione che dovrebbe cominciare a imparare a fare i conti e ad agire nei
modi improntati alla trasparenza e alla giusta concorrenza richiesti da tutte
le ultime normative a riguardo? Perché tutto il settore cultura della città e tutti i
cittadini baresi devono pagare gli errori compiuti in buona e cattiva fede da
un’amministrazione
su cui la procura ancora sta indagando per numerose segnalazioni di procedure
poco chiare e pulite?
Da operatrice del settore e da
rappresentante del M5S posso esprimere la profonda delusione provata dopo aver
conosciuto gli esiti del primo CdA della Fondazione Petruzzelli dopo l'elezione
del Sindaco Decaro. La figura del Sindaco come Presidente della Fondazione,
garante in prima persona per i cittadini del corretto funzionamento di questo
ente, è inserita
nello Statuto proprio per tutelare il patrimonio pubblico investito. Il fatto
che Michele Emiliano non abbia saputo svolgere la sua funzione non deve creare
il presupposto per delegare terzi a un ruolo così importante.
Noi vogliamo che il Sindaco Decaro
non si tiri indietro da questo compito, come ha dichiarato, ma che piuttosto
cerchi finalmente di fare chiarezza sulle circostanze che hanno portato negli
anni a numerosi buchi di bilancio, l'ultimo dei quali coperto dal Comune con
decisione autonoma del Sindaco.
Molti operatori culturali ritengono
che aver dato due milioni di euro alla fondazione senza aver mai consultato il Consiglio
Comunale in merito, e senza pretendere
delle risposte, non fosse davvero la cosa prioritaria in questo momento. Perché non
pretendere chiarezza, invece, per esempio, su alcuni regimi di monopolio
del tutto antieconomici perpetuati
dall'ente?
Leggendo le linee programmatiche che
il consiglio dovrà approvare il
prossimo 5 settembre si legge del brand nicolaiano da lanciare in tutto il
mondo, dei teatri piccini e kursaal che in futuro faranno rete virtuosa a
disposizione di nuove compagnie e operatori, come se già la
Fondazione Petruzzelli non fosse nata, come Fondazione Teatro Petruzzelli e
Teatri di Bari, avendo già in se l'idea
di un coordinamento tra teatri che però non si è mai voluto
attuare, perché le idee
belle sono facili da immaginare ma per attuarle bisogna fare i conti e costringere
tutti a farli per bene.
Quindi è bella l'idea di un coordinamento tra
teatri. Ma è vecchia se
non si mostra di aver cambiato atteggiamento di fronte ai soliti giochi di
potere che fino ad ora l’hanno resa
impossibile.
Non a caso nelle linee programmatiche
nulla si legge a proposito della
fondazione Petruzzelli, come se non fosse più dei baresi, come se il Consiglio
Comunale non abbia diritto di esprimersi riguardo le linee da seguire e nulla,
infine, si legge su ciò che da subito questa amministrazione vuole
fare per aiutare le compagnie e i piccoli teatri in difficoltà, per
aumentare il pubblico rendendolo protagonista del processo di rinascita della
cultura barese che non può più aspettare la
ristrutturazione, la ricostruzione, il coordinamento di nessun Teatro."
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