di Fabio Leli
Dalla lotta di classe, ossia dalla classica struttura economica distinta in due classi, una che detiene i mezzi di produzione e una che rappresenta la forza lavoro, si è oggi dinnanzi alla propaganda della lotta di categoria, ossia dell'attuale divisione sociale prodotta dal corporativismo.
Storicamente, la lotta di classe ha sempre visto la prima classe -i patrizi, i signori della nobiltà feudale, i borghesi- dominare la seconda -gli schiavi, i servi della gleba, i proletari. Per alterare lo status quo e per rimuovere l'ingiustizia sociale per la quale c'è sempre stato colui che si è arricchito sfruttando il lavoro altrui, la rivoluzione è sempre stata l'epoca nella quale gli uomini e le donne delle classi sfruttate sono state in grado di comprendere la loro situazione e sono state capaci di cambiare i rapporti di forza all'interno della struttura economica.
Il problema è che pur cambiando i rapporti di forza le divisioni sono sempre rimaste tali, dalla società schiavista a quella feudale, da quella feudale a quella capitalistica.
Anche se tali divisioni sono ancora presenti, la comunicazione dominante della classe dirigente propaganda, attraverso il giornaliero bombardamento mediatico (televisioni, giornali e radio), che "le divisioni sono cosa vecchia, ideologicamente superata". Ma anche affermare la fine delle ideologie è un'ideologia. Quindi, quel che quotidianamente ci viene inculcato è il fatto che la lotta di classe non ha più senso d'esistere, ma che invece è corretto credere nella lotta di categoria.
In questi termini, i cittadini odieranno il panettiere, il macellaio, il pescivendolo o il sarto che non gli rilascerà lo scontrino o la ricevuta fiscale. Ma l'odio sociale non serve ai cittadini, serve ai Partiti. E' l'attuale classe dirigente di Partito a produrre e ad alimentare l'odio sociale per mantenere stretto il guinzaglio ai disinformati.
Ci hanno talmente inculcato che la Crisi economica deriva dalla non emissione dello scontrino che, dalla lotta di classe si è passati alla lotta di categoria. Da un lato nascondono la divisione originaria, dall'altro alimentano l'odio sociale. Ma la crisi non siamo noi, la crisi sono loro (i Partiti ndr) che vanno in televisione a dirci come dobbiamo uscirne.
Ecco che il divide et impera (dividi e domina) è perfettamente esplicitato. La ricetta per uscirne è una sola: eliminare il conflitto e "mettere fra parentesi" le divisioni. Vogliamoci bene affinché la libertà di ciascuno sia la libertà dell'altro. Il MoVimento 5 Stelle si muove proprio in tale direzione. Ci odierete per questo?
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
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