La maggioranza di governo, dimostrando ancora una volta assoluta
ignoranza delle problematiche effettive del mondo del lavoro specie
giovanile e dell'impresa, anche in relazione alle opportunita' di
internalizzazione derivanti da un uso moderno della rete, ha presentato
un emendamento che mira ad introdurre nel nostro Ordinamento la cd Web
Tax, una sorta di regime fiscale speciale per l'acquisto di alcuni dei
c.d. servizi della società dell'informazione ovvero servizi
commercializzati e forniti online.
In particolare i servizi in questione sono quelli di carattere
promozionale quali, a titolo esemplificativo, i c.d. link sponsorizzati,
i banner pubblicitari o i servizi di promozione turistica.
La norma imporrebbe agli acquirenti italiani di tali servizi – peraltro
senza prevedere alcuna sanzione per l’ipotesi di inadempimento - di
acquistarli esclusivamente da società che - ancorché stabilite
nell'Unione Europea - dispongano di una partita iva italiana. In
concreto le Internet company straniere che vendono pubblicità e
visibilità online saranno obbligate ad aprire partita iva italiana e
accettare pagamenti solo tramite bonifico bancario o postale per poter
lavorare nei nostri confini. A rimetterci, però, rischiano di essere
proprio le nostre imprese che potrebbero rimanere tagliate fuori dal
flusso pubblicitario globale.
Si tratta di una previsione di legge chiaramente incompatibile con
l'ordinamento comunitario con forti dubbi di legittimità costituzionale
in relazione alla lesione della libertà di impresa di cui all'art. 41
della nostra Carta Costituzionale.
Alla luce delle considerazioni che precedono il M5S ha proposto la cancellazione del citato emendamento.
Il tutto, ove ve ne fosse bisogno, a conferma del ruolo fondamentale del
M5S a difesa degli interessi del mondo del lavoro e dell'impresa di
fronte ai disastri di cui la vecchia politica, consapevolmente o no, e'
sempre capace.
Lello Ciampolillo-M5S Senato
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